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Apple: ritirata la denuncia contro Amazon per il nome Appstore

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La causa intentata da Apple nei confronti della rivale Amazon si conclude in queste ore con un prevedibile nulla di fatto.

L’azienda capitanata da Tim Cook ha infatti deciso di ritirare la denuncia sporta nel lontano 2011 a carico di Amazon per l’utilizzo, a suo dire improprio, del nome Appstore.

In pratica, data l’assonanza evidente con l’altro nome App Store, il famosissimo negozio di applicazioni di Apple, Cupertino sosteneva che si sarebbe potuta generare una certa confusione tra gli utenti, oltre ad aver implicitamente mosso una velata accusa di plagio nei confronti della società antagonista.

La corte di Oakland, California, aveva già fatto notare, però, che i nomi oggetto del contendere erano troppo generici per potervi accampare diritti di esclusiva e, di conseguenza, aveva invitato le parti in causa a rivedere le proprie posizioni (nel frattempo infatti, come da prassi tra i colossi dell’imprenditoria statunitense, Amazon aveva provveduto a sporgere una contro-denuncia nei confronti di Apple).

Dopo qualche tentennamento, tanto per tenere alta la suspance, Apple ha deciso di accettare il consiglio dei giudici, ritirando la denuncia nei confronti di Amazon che, subito dopo, ha deciso di fare altrettanto.

Tra le motivazioni addotte dalla Corte per provare l’infondatezza delle accuse, da una parte e dall’altra, c’è stata anche una logica precisazione di come, essendo gli Store online afferenti a diversi sistemi operativi (iOS da una parte e Android e Kindle dall’altra), la paventata confusione degli utenti risultasse essere un’ipotesi molto remota, poiché ognuno sapeva bene a quale Appstore o App Store fare riferimento nel proprio caso specifico.

Una battaglia legale che, a conti fatti, sembra essersi protratta più per questioni d’immagine che per reale difesa dei propri interessi, in realtà mai messi in pericolo, e che si è rivelata, tutto sommato, anche una buona fonte di pubblicità.

Va ricordato che la denuncia in specie fu uno degli ultimi atti del “governo Jobs”, il quale, si sa, nutriva una vera e propria avversione per la concorrenza in generale e per tutto ciò che riguardava Android in modo particolare.

Le cose, da allora, sono totalmente cambiate: la linea dura di Steve Jobs è stata sostituita da una guida più accomodante e meno autoreferenziale, non solo nei rapporti con i competitors ma anche nella strategia produttiva, che sembra prevedere dispositivi impensabili durante l’era Jobs (vedi iPhone low-cost).

Anche il mercato, però, è cambiato da quando alla guida di Apple c’era il suo fondatore, con la concorrenza, soprattutto quella dell’odiato Android, che sembra aver raggiunto i livelli di eccellenza un tempo rappresentati dalla sola azienda di Cupertino. E la sopravvivenza, si sa, in molti casi è determinata dalla capacità che i soggetti dimostrano di sapersi adattare alle mutate circostanze esterne.


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